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La fine di Fini?

Pochi sanno che ieri pomeriggio ha fatto visita a Fermo un ex personaggio della politica nazionale.

E’ arrivato alle 18.00 presso la Sala dei Ritratti in una Piazza del Popolo semi imbiancata dalla neve per presentare il suo nuovo libro “Il Ventennio. Io, Berlusconi e la destra tradita” accompagnato da un simpatico autista in una macchina di colore blu. Seppur dimagrito e con un tono di voce più basso del solito Gianfranco Fini ha dimostrato di non aver perso la calma placida e l’eleganza formale che lo hanno sempre contraddistinto nei discorsi. La sua presentazione inizia però con una rettifica del titolo: “il Ventennio – spiega Fini – è stato voluto più che altro dalla casa editrice (Rizzoli) e non ha alcuni collegamenti con il ventennio dell’inizio del ‘900” ( non ne dubitavamo).

Rispondendo alla domanda della giornalista Lolita Falconi che gli chiedeva se vi fossero dei collegamenti tra il suo gesto e quello di Alfano degli ultimi giorni, Fini ricorda che se Alfano deve tutto a Berlusconi , quest’ultimo deve il suo successo ad Alleanza Nazionale e quindi a Fini stesso.

In molte risposte non esaustivo, almeno così è sembrato agli occhi del sottoscritto, alla domanda di Adolfo Leoni sul perché di Fiuggi e dello scioglimento dell’Msi-dn Fini risponde, sbagliando o forse facendolo di proposito, parlando dell’altro scioglimento quello da An al Pdl considerandolo un errore. “Nel libro – dice – compio anche un’autocritica e ammetto gli errori commessi”. Tra gli errori l’ex leader della destra annota anche la recente alleanza con Monti e Casini che – spiega – gli elettori hanno giustamente punito. “Molti vecchi amici mi hanno detto: – ma che ci fa uno come te con il professorino della Bocconi che non trasmette emozioni? – e non avevano tutti i torti”. Nessun rimpianto invece per aver abbandonato la barca del Pdl nel 2011 partito in cui, spiega:  “Berlusconi è il capo supremo, e a lui bisogna solo applaudire; tutto è, tranne che un partito liberale”. Per gli ex colonnelli pochissime parole, solo il nome di La Russa esce fuori quando racconta l’aneddoto di Berlusconi che gli chiese di far radere la barba a tutti i parlamentari di An e “potete immaginarvi la risposta di Ignazio” – dice. Più volte punta il dito contro chi “credere, obbedire e un posto in parlamento” sottolineando che ci sono molti giovani (solo anagraficamente) che sono molto più scaltri e politichesi dei vecchi e che “non si fanno trascinare dal cuore, cosa che dovrebbe essere normale per un giovane”. Conclude, affermando che non sarà più candidato alle elezioni ma continuerà a fare politica in maniera non-attiva.

fini

 

A fine intervento un contestatore lo accusa di aver distrutto la destra italiana; eppure questo non è un giudizio isolato. Molti altri che hanno vissuto gli anni del dopoguerra, anni in qui professare una determinata fede politica non era poi così facile, non la pensano diversamente. Dando un giudizio dall’esterno, se da un lato Fini può essere legittimamente accusato di aver contribuito alla deriva di una determinata “Area politica”, dall’altro gli si deve riconoscere il fatto di non essere stato l’unico; poichè bisogna ricordare che molti altri, che avevano dimostrato negli anni un maggior radicamento ideologico, oggi si trovano a sedere in parlamento rinnegando anch’essi un passato che, a dirla tutta, al giorno d’oggi varrebbe la pena di rimpiangere.

 

Leonardo Tosoni