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Le foibe non si negano.

Io non scordo“: questo lo striscione dietro al quale hanno marciato un centinaio di persone, ieri sera a Fermo, dallo stadio Bruno Recchioni fino a “Largo Vittime delle Foibe“. Molti, anzi moltissimi giovani, membri di associazioni locali e nazionali, ma anche gente comune che ha sentito il dovere di Ricordare. Per le istituzioni il vicesindaco Trasatti e il consigliere Raccichini.

Nessun simbolo di partito infatti, soltanto il Tricolore e la bandiera Istriana. Perché ieri, 10 Febbraio, era la Giornata del Ricordo. Si ricordano gli oltre 350.000 Italiani che furono costretti a lasciare la propria terra (l’Istria, la Dalmazia e la città di Fiume) a causa del regime comunista di Tito. Ma soprattutto si ricordano gli oltre 20.000 Italiani che furono torturati e uccisi, poi gettati nelle Foibe (depressioni carsiche) sempre ad opera di Tito, aiutato dai partigiani italiani tra il ’43 e il ’45: tra le vittime Fascisti, carabinieri e finanzieri, ma anche semplici persone che vi abitavano, bambini e donne. Ciò che più è grave è il fatto che per ben 60 anni questa tragedia sia stata nascosta all’opinione pubblica; dimenticata da tutti i partiti democratici (ad eccezione del Msi). Molti quotidiani nazionali ed esponenti del Pci affermavano senza reticenza fino a metà anni ’80 che “Le foibe non sono mai esistite”.

Tra i pochissimi giornalisti a parlarne era invece Indro Montanelli che in un pezzo della “Storia d’Italia” così scriveva: “tutta la storiografia italiana del dopoguerra era di sinistra, apparteneva all’intellighenzia di sinistra, la quale era completamente succuba del Partito comunista. Quindi non si poteva parlare delle foibe, che non appartenevano al comunismo italiano, ma appartenevano certamente al comunismo slavo, di cui però il comunismo italiano era alleato e faceva gli interessi”. È anche per questo motivo che moltissime persone, ancora oggi ignorano tale massacro. Pochissimi sono ad esempio i film che trattano di questo argomento. Eppure, fortunatamente c’è chi non dimentica e sfidando freddo e notte, scende in strada, e attraverso una fiaccolata riporta alla Memoria frammenti di una storia violentata da sciacalli della menzogna.

A “Largo vittime delle Foibe” si sono potute ascoltare le testimonianze di due parenti degli esuli. Uno di essi racconta che da bambino, quando nei temi di scuola scriveva di questi fatti, era spesso e volentieri censurato dai suoi professori. E il problema è che dopo 70 anni, nel 2014 c’è ancora qualcuno per cui questo moto di odio non è ancora finito. In molte città infatti, insegne e targhe dedicate a questi Martiri Italiani sono state imbrattate o distrutte da alcuni militanti degli ambienti dell’antifascismo. È il caso di Porto Sant’Elpidio in cui il cartello della via “Martiri delle Foibe” è stato addirittura rimosso. Anche nella cittadina elpidiense sono stati portati dei fiori ed è stata messa una targa simbolica. All’iniziativa organizzata dai civici di Città Sociale hanno partecipato anche i rappresentanti di Fratelli d’italia, del Movimento 5 stelle e il presidente del consiglio Romitelli. Tali atti di vigliaccheria, oltre alla doverosa condanna che meritano, sono espressione della più incivile modalità di confronto e dell’intolleranza preconcetta. Ricordiamo affinché non accadano mai più.

Leonardo Tosoni


Si torna a parlare di testamento biologico

tosoni

 

Sarà sfuggito a molti, ma non a tutti, che lo scorso 17 Dicembre è stato approvato, in Consiglio Comunale a Fermo, il provvedimento a favore del “testamento biologico”. Il provvedimento, presentato dal consigliere comunale di Sel Patrizio Cardinali, medico neurologo, è stato faticosamente approvato con 17 si e 14 no. Sel ne ha fatta una questione di Libertà e Democrazia poichè è “doveroso dare la possibilità di decidere se iniziare o interrompere un trattamento sanitario”. Ad intervenire in maniera vivace contro la proposta è stato invece il consigliere Raccichini (Udc) secondo il quale unico scopo dei promotori sarebbe stato quello di propaganda politica, non esistendo un riferimento normativo nazionale. “Inoltre – continua Raccichini – votare questa delibera sarebbe stato inutile in quanto qualunque cittadino italiano può recarsi dal notaio e registrare le proprie volontà indipendentemente da questo registro di testamento biologico”.
Al di là dell’approvazione nella nostra Città, è interessante notare come sulla questione del Testamento Biologico la politica Nazionale, così come quella locale, stia ragionando troppo in maniera ideologizzata mentre risulta poco attenta alla questione nella sua integrità. Difatti mentre la Sinistra si erge a paladina della libertà e del progressismo esasperato, la Destra, prendendo spunto da qualche libro impolverato dalla biblioteca di famiglia, ritrova i valori di vita cristiana da qualche tempo abbandonati.
Purtroppo però, nessuno parla con concretezza della proposta, delle motivazioni e dei modi di applicazione. Difatti, nessuno osa porsi fuori dal coro del proprio “partitino” per dire la sua. Eppure la questione è assai più complicata di come sembra, basti sentire le testimonianze di chi c’è passato. Tuttavia nessuno, almeno così pare al sottoscritto, è capace di aprire una vera e propria discussione motivata sulla questione, per qualcuno, di “vitale” importanza.

 

Leonardo Tosoni


Alcuni giovani non si arrendono

“Giovani e spavaldi, belli e buoni, imperterriti di fronte a tutti e tutto, forti dei quasi vent’anni e del sorriso disarmante che hanno”. Con questa espressione potrebbero essere definiti i ragazzi che Mercoledì sera, e anche ieri, intorno alle 22, hanno organizzato un corteo a favore della protesta del “9 Dicembre” del Movimento dei Forconi sfidando nebbia, umidità e freddo. Partendo dal McDonald’s di Porto San Giorgio sono arrivati fino all’uscita del Casello autostradale. In mano un solo simbolo: la Bandiera Italiana. Quella Bandiera icona di libertà e di unità che molti politici (e non solo) sembrano aver ormai dimenticato di onorare. Costretti a vedere il mondo da dietro il vetro oscurato di una “auto blu” sono ormai troppo distanti da quei problemi reali che affliggono il Popolo Italiano. Così,quei giovani imperterriti, hanno marciato, e con loro il sottoscritto, per un centinaio di metri gridando slogan come “Giustizia sociale,urgenza Nazionale!” o “L’Italia è nostra e ci appartiene!” mostrando uno striscione con su scritto “Fratelli d’Italia…Davvero”. Arrivati al casello hanno bloccato la strada iniziando ad intonare l’Inno di Mameli. Tra le auto e i camion fermati dal blocco, applausi e condivisione. Qualcuno scatta una foto, altri si uniscono al gruppo. Tra loro sono presenti: disoccupati, precari, madri e padri di famiglia che non arrivano alla fine del mese; gente che, seppur sopraffatta da una crisi economica e sociale, non ha intenzione di rassegnarsi, né di veder spegnere una Nazione, che, con tutto il rispetto, è la più bella del mondo.

Ciò che più colpisce però, è che una moltitudine di giovani, contraddistinguendosi da una larga parte dei loro coetanei completamente e purtroppo “orgogliosamente” disinteressati del loro futuro, abbia manifestato la presenza di una generazione che non si arrende e che, per così dire, vuole “riprendersi tutto”; tutto ciò che gli è stato tolto da una classe dirigente incompetente e corrotta, ormai troppo distante dai problemi del Popolo. Così, tutto ad un tratto la strada diventa gremita di Tricolori e di volti luminosi e fieri che non si arrendono; quei ragazzi dagli occhi puliti e dal sorriso “disarmante” che sono “scudo e spada d’Italia”. Del resto se “Nei momenti felici di una grande Nazione la Gioventù prende gli esempi”, “nei momenti difficili li dà”.

 

Leonardo Tosoni


La fine di Fini?

Pochi sanno che ieri pomeriggio ha fatto visita a Fermo un ex personaggio della politica nazionale.

E’ arrivato alle 18.00 presso la Sala dei Ritratti in una Piazza del Popolo semi imbiancata dalla neve per presentare il suo nuovo libro “Il Ventennio. Io, Berlusconi e la destra tradita” accompagnato da un simpatico autista in una macchina di colore blu. Seppur dimagrito e con un tono di voce più basso del solito Gianfranco Fini ha dimostrato di non aver perso la calma placida e l’eleganza formale che lo hanno sempre contraddistinto nei discorsi. La sua presentazione inizia però con una rettifica del titolo: “il Ventennio – spiega Fini – è stato voluto più che altro dalla casa editrice (Rizzoli) e non ha alcuni collegamenti con il ventennio dell’inizio del ‘900” ( non ne dubitavamo).

Rispondendo alla domanda della giornalista Lolita Falconi che gli chiedeva se vi fossero dei collegamenti tra il suo gesto e quello di Alfano degli ultimi giorni, Fini ricorda che se Alfano deve tutto a Berlusconi , quest’ultimo deve il suo successo ad Alleanza Nazionale e quindi a Fini stesso.

In molte risposte non esaustivo, almeno così è sembrato agli occhi del sottoscritto, alla domanda di Adolfo Leoni sul perché di Fiuggi e dello scioglimento dell’Msi-dn Fini risponde, sbagliando o forse facendolo di proposito, parlando dell’altro scioglimento quello da An al Pdl considerandolo un errore. “Nel libro – dice – compio anche un’autocritica e ammetto gli errori commessi”. Tra gli errori l’ex leader della destra annota anche la recente alleanza con Monti e Casini che – spiega – gli elettori hanno giustamente punito. “Molti vecchi amici mi hanno detto: – ma che ci fa uno come te con il professorino della Bocconi che non trasmette emozioni? – e non avevano tutti i torti”. Nessun rimpianto invece per aver abbandonato la barca del Pdl nel 2011 partito in cui, spiega:  “Berlusconi è il capo supremo, e a lui bisogna solo applaudire; tutto è, tranne che un partito liberale”. Per gli ex colonnelli pochissime parole, solo il nome di La Russa esce fuori quando racconta l’aneddoto di Berlusconi che gli chiese di far radere la barba a tutti i parlamentari di An e “potete immaginarvi la risposta di Ignazio” – dice. Più volte punta il dito contro chi “credere, obbedire e un posto in parlamento” sottolineando che ci sono molti giovani (solo anagraficamente) che sono molto più scaltri e politichesi dei vecchi e che “non si fanno trascinare dal cuore, cosa che dovrebbe essere normale per un giovane”. Conclude, affermando che non sarà più candidato alle elezioni ma continuerà a fare politica in maniera non-attiva.

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A fine intervento un contestatore lo accusa di aver distrutto la destra italiana; eppure questo non è un giudizio isolato. Molti altri che hanno vissuto gli anni del dopoguerra, anni in qui professare una determinata fede politica non era poi così facile, non la pensano diversamente. Dando un giudizio dall’esterno, se da un lato Fini può essere legittimamente accusato di aver contribuito alla deriva di una determinata “Area politica”, dall’altro gli si deve riconoscere il fatto di non essere stato l’unico; poichè bisogna ricordare che molti altri, che avevano dimostrato negli anni un maggior radicamento ideologico, oggi si trovano a sedere in parlamento rinnegando anch’essi un passato che, a dirla tutta, al giorno d’oggi varrebbe la pena di rimpiangere.

 

Leonardo Tosoni


Bivio per Capodarco, una strada dimenticata da tutti.

E’ bello svegliarsi una mattina,scendere di casa per andare a scuola, strizzarti gli occhi per capire che non stai ancora dormendo e vedere ai bordi della strada un cantiere aperto, stanno facendo i marciapiedi??. Stiamo parlando di San Michele (Fermo) , piccolo quartiere ai piedi della Città e a due passi dal mare, da sempre dimenticato dalle amministrazioni Comunali e, cosa ancor più grave , da molti cittadini Fermani che ne ignorano perfino l’esistenza. La strada in questione è il bivio per Capodarco.

L’ atteggiamento incredule deriva dalle speranze perse a causa delle molte richieste ,raccolte di firme,approvazioni , respinte, promesse (non mantenute). Eppure questa volta , sebbene sia tutto ancora da verificare , sembra che qualcosa si stia muovendo. Perché, può sembrare sciocco ma la sicurezza degli anziani che vanno a fare la spesa o dei ragazzi che camminano per raggiungere la fermata Bus per andare a scuola , dipende anche da questo. Si, perché a San Michele una nonna per andare a far spesa con il nipotino di pochi anni è costretta a camminare in mezzo alla strada pur di proteggere il piccolo.

Roba da matti; potrebbe affermare qualcuno cui è rimasto un briciolo di intelletto . Nonostante questo, ci sono voluti anni prima dell’ iniziazione di un tale opera. Per non parlare dell ‘incrocio con la Via Nazionale in questo punto. Alle 18.00 , di sera è impossibile passare , quando tutti i lavoratori tornano a casa a giornata conclusa, tale è la concentrazione di automobili..”Non venga mai in mente agli stessi di fare una rotatoria?! ..sai risolverebbe tantissimi problemi.Nonostante questo, nonostante tutto, qui i cittadini non si sono mai lamentati, almeno fino ad ora, fino a quando qualcuno non porterà la loro voce in comune. Ma se è vera la storica frase di Totò “Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce; ma bisogna avere fiducia” a noi questa non manca ; certo ,non basteranno gli attuali lavori ad assopire i cittadini sulle ancora numerose problematiche del quartiere.Ringraziamo chi ci ha pensati ma andiamo avanti, vigili.”

 

Leonardo Tosoni

 


L’angolo scoperto può solo dirvi una cosa: Grazie!

Siamo nati poco più di sei mesi fa ed oggi ci troviamo al traguardo dei 15.000 contatti ricevuti, una serie di figure e persone che seguono il nostro lavoro, un gruppo di ragazzi più o meno giovani che sotto la luce della lanterna de L’angolo scoperto si sono messi in gioco e voi avete premiato, per questo vogliamo ringraziarvi ancora una volta, promettendovi che il nostro lavoro sarà sempre più dettagliato e adeguato al target. Il vostro.

 

L'angol

 

 

Maikol Di Stefano,

Graziano Salini.


Fermo: Si è dimesso Calcinaro, confusione in giunta.

E ora qualcuno, Sindaco in testa, spieghi alla città perchè la politica fermana ha mandato a casa chi la gente aveva più voluto in Comune. In questi due anni e mezzo ho dato tutto quello che potevo e che mi era concesso”.Questo lo sfogo che Paolo Calcinaro, ormai ex assessore ai servizi sociali e allo sport della città di Fermo, ha voluto esprimere tramite facebook a poche ore dalle sue dimissioni. Dimissioni che egli però considera obbligate da parte del sindaco Nella Brambatti; la situazione , già calda da mesi, era precipitata dopo l’uscita dalla maggioranza da parte di “Fm si muove” lista civica di appartenenza di Calcinaro contro la quale però l’ex-assessore adesso si scaglia in quanto ,afferma, “Fm si muove è uscita dalla maggioranza con un comunicato di cui io non ero neppure a conoscenza, lista dalla quale non ho ricevuto alcunché in termini di vicinanza , di condivisione e di partecipazione”.

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Cosi’ , a quel punto Calcinaro aveva inviato una lettera al sindaco nella quale espressamente chiedeva di valutare la sua legittimità a far ancora parte della giunta. Dopo la fredda risposta del sindaco che lo invitava a depositare le proprie dimissioni, l’ assessore non ha perso tempo e ieri mattina, in punta di piedi, le ha protocollate di persona. Eppure a turbare Calcinaro e i suoi sostenitori è il fatto che , essendo stato il consigliere più votato alle elezioni comunali del 2011, tale “cacciata” da parte del Sindaco sembrerebbe un oltraggio alla democrazia nonché un modo di snobbare 380 cittadini passando sopra le loro scelte. Inoltre l’ex-assessore rimarca il fatto di aver lavorato per due anni e mezzo senza tregua con passione e grande impegno,cercando di essere assessore di tutti i cittadini, pur essendosi trovato,rimarca, “in una amministrazione in cui c’è un collo di bottiglia dove tutto si ferma, in attesa di decisioni che soltanto lei può prendere” e mentre con amarezza conclude dicendo “Lascio ogni tipo di impegno nel mondo della politica tornando a fare ciò che più mi piace” (il mestiere di avvocato) ,sui social network molti amici lo invocano a candidarsi sindaco per poi vincere contro destra e sinistra. Dalla parte opposta il sindaco Brambatti cerca di concludere il restiling della giunta che per ora sembrerebbe vedere dentro Alidori,Silenzi, e Matteo Tomassini al posto di Calcinaro,Montanini,Tappatà e Marchetti: mancherebbe quindi il sostituto proprio per questo ultimo.

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Non si dimentichi ,a tal proposito, il nome di Luciano Romanella, balzato agli onori della cronaca qualche settimana fa per poi rimanere in silenzio. Che si tratti proprio del vulcanico esponente di riviera l’ ultimo tassello del “Rimpasto” Brambattesco? Le scommesse sono aperte.

 

Leonardo Tosoni


Servigliano domenica si giostra, musici il triplete è servito; alfieri che sorpresa! Taverne e giochi storici c’è solo Navarra.

Una settimana da gustare, basterebbe solo questo per descrivere l’evento che manda Servigliano in fermento; “Il torneo cavalleresco” una realtà seconda a nessuna in regione e probabilmente poco sotto Foligno a livello nazionale. Quattro contrade (prima si chiamavano rioni ed infatti i serviglianesi tendono ad usare ancora il nome rione) che si giocano in una settimana i vari titoli delle specialità.

Porta Marina,
Porta Navarra,
Porta Santo Spirito,
Paese Vecchio.

Qui il cartellone degli eventi conclusivi di questi ultimi giorni e un riepilogo degli spettacoli che si sono già effettuati.

Qui il cartellone degli eventi conclusivi di questi ultimi giorni e un riepilogo degli spettacoli che si sono già effettuati.

Domenica si chiuderà una lunga e divertente edizione del torneo cavalleresco, il tutto avrà inizio alle ore 15.30 con il corteo storico che partendo dal centro città sfilerà per accompagnare cavalieri e dame presso il campo di gioco dove alle 17.00 prenderà via la giostra dell’anello dove i quattro cavalieri dei rioni e il quanto cavaliere che rappresenta il comune si contenderanno il palio. Una pista ad otto lunga 880 metri, delimitata da più di 450 bandierine, questo lo scenario dove Paese Vecchio si ripresenta da campione in carica con ancora Massimo Gubbini in sella, una vittoria storica che è arrivata ben dodici anni dopo l’ultima vittoria. A contendergli il palio ci saranno Luca Innocenzi cavaliere di Santo Spirtio, capace di vincere il palio per quattro anni consecutivi prima di lasciare proprio a Gubbini lo scettro, oltre loro due ci saranno Daniele Scarponi per Porta Marina, Matteo Martelli per Porta Navarra (unico esordiente a Servigliano) e ci sarà poi a rappresentare il comune, come cavaliere storico, Cristian Cordari.
Ma come si arriva a questo palio? Ci si arriva con le gare di specialità che per tutta la settimana hanno animato la rassegna del torneo cavalleresco. Sfida fra i musici dei rioni, fra gli alfieri, fra le taverne e con i giochi storici. Insomma per chi come me abita a P.S.Elpidio e nel paese è l’unico rimasto ad avere un palio, quello della corva, dopo la morte del palio del mare è sorprendente e piacevolissimo vedere un’intera città vestita a festa ed in continua sfida, un’appartenenza e una partecipazione che lascia senza parole. Liberi di scegliere il proprio rione per quello che ti trasmette e non per la collocazione geografica (residenti in Porta Navarra che suonano, giocano o semplicemente tifano Santo Spirito o viceversa). Tutte le sere per le vie della città con in dosso i colori della propria contrada.
Gare sentite al punto tale da andare in ritiro prima delle gare.

I musici si Santo Spirito in ritiro il giorno della gara.

I musici si Santo Spirito in ritiro il giorno della gara.

Così ecco che con Santo Spirito che si aggiudica il triplete nella gara dei musici (terza vittoria consecutiva) e a sorpresa vince anche la gara a squadre degli alfieri, quella a coppia è andata a Paese Vecchio, gli sfottò e le rivalità si accendono molto prima della giostra. Se Porta Santo Spirito (il rione più titolato) si aggiudica la sfida dei musici e degli alfieri

Gli Alfieri di Santo Spirito dopo la vittoria.

Gli Alfieri di Santo Spirito dopo la vittoria.

La sfida delle taverne (durante tutto il periodo del torneo cavalleresco, in piazza ogni sera i quattro rioni si organizzano in taverne, veri e propri ristoranti all’aperto dove è possibile cenare, per chi li ha assaggiati tutti come me vi consiglio Paese Vecchio e Porta Navarra) e giochi fra rioni, praticamente sarebbe il nostro palio alla corva, sono stati vinti da Porta Navarra.

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Ecco che così facendo si arriva a domenica dopo una settimana di sfide, di giochi, di spettacoli e di festa dove chi non è serviglianese può comunque scegliersi il simbolo ed il rione che preferisce (per me oramai c’è solo il grifone), tifando, giocando e sentendo ancor di più la mancanza del Palio del mare.
Insomma S.Spirito si prende Musici e Alfieri a squadra, Paese Vecchio gli Alfieri a coppia, Navarra le taverne e i giochi rionali a questo punto a Porta Marina non resta che la giostra, ma ce la farà? Ci vediamo tutti domenica per saperlo.

 

Maikol Di Stefano.


Cavalcata dell’Assunta, storia e tradizione.

Le bandiere sventolanti in ogni parte della città e il caldo afoso di metà Agosto ci rammentano che l’estate volge oramai verso la sua fine e che anche quest’anno è arrivato il periodo del Palio dell’Assunta. Potrà sembrare strano ma quello della città di Fermo è considerato il Palio più antico d’Italia. Infatti fonti storiche testimoniano che sin dal 998 d.C si svolgesse nella cittadina la “Cavalcata dell’Assunta”. Avveniva cioè una processione religiosa che partiva dalla chiesa di Santa Lucia per arrivare alla Cattedrale dedicata proprio a “Maria Vergine Assunta”.

I tamburini durante un esibizione nella cavalcata dell'assunta di Fermo.

I tamburini durante un esibizione nella cavalcata dell’assunta di Fermo.

Soltanto successivamente a tale processione fu dato il nome di “Cavalcata”. A questa partecipava la nobiltà cittadina, le magistrature della città, ma anche le rispettive rappresentanze di arti e mestieri. A chiudere tale processione erano i vicari dei castelli in sella ai loro cavalli. Tuttavia, il primo documento che parla dell’obbligo di offrire un Palio da parte dei castelli risale al 1182; in quel periodo erano (Monterubbiano, Montotto e Cuccurè). Fra l’altro negli statuti comunali del 1200-1300 vi erano le norme per lo svoglimento della manifestazione che continuò la sua tradizione fino al 1808, anno in cui fu abolita da Napoleone. Inoltre, ripristinata dopo il congresso di Vienna, si concluse definitivamente nel 1860 con l’arrivo dei piemontesi.Tuttavia nel 1982 il sindaco Fabrizio Emiliano, su proposta dell’ allora assessore Fabio Maggiori recuperò l’iniziativa che da quell’anno , ancora oggi si svolge nella città. Oggi le contrade che partecipano al Palio sono dieci, ognuna con la propria bandiera e con la propria storia: San Martino( bianco,nero) prende il nome dall’antichissima chiesa della parrocchia di San Martino, che era situata tra l’odierno palazzo arcivescovile e quello dei priori.Era questa la contrada del centro cittadino, dei gruppi più influenti o “boni homines”.

cavalcata

La contrada di Pila (bianco,blu) era considerata la seconda contrada fermana e nel suo territorio erano situati i palazzi delle più influenti famiglie della città;fu la contrada che vinse per prima l’ edizione moderna del palio nel 1982. Fiorenza(bianco,viola) è una delle sei contrade storiche della città numerata anticamente con il numero III ancora oggi visibile nel numero civico degli edifici nel centro storico. San Bartolomeo(rosso,nero) sorge nei pressi della chiesa omonima ed è tagliata oggi dalla via del Corso;con 6 vittorie risulta essere la contrada più vincente del Palio. La contrada Castello(giallo,blu) è stata la prima a svilupparsi attorno al XIII secolo ed era localizzata nel punto più alto e arroccato della città. Campolege (oro,viola) si lega alla storia fermana come colonia romana; il suo nome deriva infatti da “campus legioni” dell’epoca Augustea. Capodarco (bianco,rosso) risulta essere la contrada più estesa. Era questa una zona religiosa della città in cui nel XVI secolo si tenne un capitolo dei frati di San Francesco dell’Eremo, oggi si estende anche a Lido di Fermo. Vi è poi Torre di Palme(giallo,verde) che rappresenta la contrada di mare, pur essendo la contrada fisicamente più lontana dalla città è anche la più antica. Campiglione(giallo,nero) è situata nella parte est della città sulla sponda del fiume Tenna. Infine Molini Girola ( verde,azzurro)la quale è situata nella zona bagnata dal fiume Tenna. Qui i suoi abitanti originari scavarono numerosi canali e costruirono mulini, oggi simbolo della contrada stessa. Dopo otto secoli la solare cavalcata ripete la fama di un tempo, riproponendosi cosi’ come la festa della storia,per rivivere la magnificenza del fermano e la nobiltà delle sue genti.

 

Leonardo Tosoni


La battaglia dei defibrillatori nel fermano

Come spesso accade, in Italia, le battaglie a fin di bene iniziano sempre a causa di un fatto tragico determinante. Domenica scorsa a Porto San Giorgio un ragazzo di 14 anni è infatti morto stroncato da un attacco cardiaco mentre giocava a beach volley in spiaggia. Sebbene i soccorritori locali abbiano fatto il possibile per arrivare in tempo, il traffico domenicale della riviera sangiorgiese ha reso il tutto più difficile. Si pensa che se ci fosse stato un defibrillatore in spiaggia da utilizzare immediatamente le speranze di sopravvivere per il giovane sarebbero state molto elevate. Del resto lo stesso vale per il signore di 60 anni deceduto in acqua la scorsa settimana sempre a causa di un infarto. Cosi’ ieri pomeriggio alle 18.45 presso la Confcommercio di Porto San Giorgio la Marina Service (cooperativa del salvamento in mare) ha indetto una riunione alla quale erano presenti , oltre agli assistenti bagnanti di Porto Sant’Elpidio , Porto San Giorgio e Lido di Fermo , anche le rispettive amministrazioni comunali. Il sindaco di Porto San Giorgio Nicola Loira ha affermato di essere disposto a collaborare con la cooperativa per l’acquisto dei macchinari ma ha voluto evidenziare l’importanza del fatto che bisogna garantire una sicurezza generale della città ad esempio nel non sovrapporre eventi pubblici nello stesso giorno. Inoltre ha affermato l’importanza della preparazione che è necessaria per coloro i quali devono effettuare tale operazione con il defibrillatore. Per il comune di Fermo l’assessore Rosanna Montanini pur essendo favorevole all’iniziativa sottolinea la difficoltà economica in cui versa l’amministrazione comunale ma si rende comunque disposta a cercare alcuni sponsor che finanzino l’acquisto.

defibrillatore

Per quanto riguarda Porto Sant’Elpidio l’assessore Milena Sebastiani ha affermato di essere fiduciosa della realizzazione del progetto e disposta ad impegnarsi perché questo avvenga. Al “semi-si” delle istituzioni dovrà però seguire l’applicazione. E pensare che basterebbero 13000 euro per coprire con venti defibrillatori tutta la costa da Pedaso a Porto Sant’Elpidio. Certo, servirebbe una preparazione adeguata per gli assistenti bagnanti,un corso di preparazione BLSD ,ma sarebbe un piccolo sforzo per la vita.

Leonardo Tosoni