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Le foibe non si negano.

Io non scordo“: questo lo striscione dietro al quale hanno marciato un centinaio di persone, ieri sera a Fermo, dallo stadio Bruno Recchioni fino a “Largo Vittime delle Foibe“. Molti, anzi moltissimi giovani, membri di associazioni locali e nazionali, ma anche gente comune che ha sentito il dovere di Ricordare. Per le istituzioni il vicesindaco Trasatti e il consigliere Raccichini.

Nessun simbolo di partito infatti, soltanto il Tricolore e la bandiera Istriana. Perché ieri, 10 Febbraio, era la Giornata del Ricordo. Si ricordano gli oltre 350.000 Italiani che furono costretti a lasciare la propria terra (l’Istria, la Dalmazia e la città di Fiume) a causa del regime comunista di Tito. Ma soprattutto si ricordano gli oltre 20.000 Italiani che furono torturati e uccisi, poi gettati nelle Foibe (depressioni carsiche) sempre ad opera di Tito, aiutato dai partigiani italiani tra il ’43 e il ’45: tra le vittime Fascisti, carabinieri e finanzieri, ma anche semplici persone che vi abitavano, bambini e donne. Ciò che più è grave è il fatto che per ben 60 anni questa tragedia sia stata nascosta all’opinione pubblica; dimenticata da tutti i partiti democratici (ad eccezione del Msi). Molti quotidiani nazionali ed esponenti del Pci affermavano senza reticenza fino a metà anni ’80 che “Le foibe non sono mai esistite”.

Tra i pochissimi giornalisti a parlarne era invece Indro Montanelli che in un pezzo della “Storia d’Italia” così scriveva: “tutta la storiografia italiana del dopoguerra era di sinistra, apparteneva all’intellighenzia di sinistra, la quale era completamente succuba del Partito comunista. Quindi non si poteva parlare delle foibe, che non appartenevano al comunismo italiano, ma appartenevano certamente al comunismo slavo, di cui però il comunismo italiano era alleato e faceva gli interessi”. È anche per questo motivo che moltissime persone, ancora oggi ignorano tale massacro. Pochissimi sono ad esempio i film che trattano di questo argomento. Eppure, fortunatamente c’è chi non dimentica e sfidando freddo e notte, scende in strada, e attraverso una fiaccolata riporta alla Memoria frammenti di una storia violentata da sciacalli della menzogna.

A “Largo vittime delle Foibe” si sono potute ascoltare le testimonianze di due parenti degli esuli. Uno di essi racconta che da bambino, quando nei temi di scuola scriveva di questi fatti, era spesso e volentieri censurato dai suoi professori. E il problema è che dopo 70 anni, nel 2014 c’è ancora qualcuno per cui questo moto di odio non è ancora finito. In molte città infatti, insegne e targhe dedicate a questi Martiri Italiani sono state imbrattate o distrutte da alcuni militanti degli ambienti dell’antifascismo. È il caso di Porto Sant’Elpidio in cui il cartello della via “Martiri delle Foibe” è stato addirittura rimosso. Anche nella cittadina elpidiense sono stati portati dei fiori ed è stata messa una targa simbolica. All’iniziativa organizzata dai civici di Città Sociale hanno partecipato anche i rappresentanti di Fratelli d’italia, del Movimento 5 stelle e il presidente del consiglio Romitelli. Tali atti di vigliaccheria, oltre alla doverosa condanna che meritano, sono espressione della più incivile modalità di confronto e dell’intolleranza preconcetta. Ricordiamo affinché non accadano mai più.

Leonardo Tosoni